Eppure cadiamo felici, di Enrico Galiano

 Eppure cadiamo delici . enrico galiano
Titolo: Eppure cadiamo felici
Autore: Enrico Galiano
Serie: Non fa parte di una serie
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Garzanti
Data di uscita: 18 aprile 2017
Il mio giudizio: ♥ ♥ ♥

Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia, per la prima volta, sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l’amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova. Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi. 

Gioia Spada, per tutti “Maiunagioia” non è la classica ragazzina di diciassette anni che cerca in ogni modo di mettersi in mostra, fare la ribelle, andare ai festini e contare quanti ragazzi si è portata a letto. Adora fotografare le persone di spalle, collezionare parole che in italiano sarebbero intraducibili e usarle per esprimere quello che sente. È una ragazza un po’ strana, e non riesce a parlare con nessuno, tranne che con Tonia, la sua unica amica. Ragazza perbene, originaria del sud, brava pallavolista, senza cellulare, praticamente perfetta. No, Gioia non poteva chiedere un’amica migliore di Tonia. Proprio perché è immaginaria. Gioia, all’apice della sua adolescenza ha ancora un’amica immaginaria, i cui botta e risposta la fanno ragionare portandola a darsi le risposte alle domande che lei stessa si pone. Ma una notte tutto cambia. Il ritorno del padre violento, scansafatiche e senza lavoro, l’ennesimo perdono da parte della madre, le continue urla e la domanda “Di chi è la colpa? Eh? Di chi è?”, per cercare di giustificare la loro separazione, i loro litigi, la loro incapacità di essere buoni genitori. Stanca della pressione che vive sotto quel tetto, dove vuole passare meno tempo possibile, Gioia inizia a correre, correre veloce, finché non arriva in un luogo che non sapeva nemmeno esistesse: il BarA. Alcuni rumori provenienti da retro la spaventano, ma curiosa, vuole vedere di che cosa si tratta. Altri non è che Lo, un ragazzo incappucciato che gioca a freccette e che si porta dietro un vaso pieno di sassi. Passano le ore di quella tarda sera a parlare, e i problemi che animano le vite di entrambi sembrano momentaneamente accantonati. Ma a Gioia sembra non bastare: scatta qualcosa che… la spinge a chiedere a Lo, o Articolo determinativo, come lo soprannomina lei, se l’indomani lo avrebbe trovato li.



“Domani ti trovo ancora qui?”

“Se mi dici che verrai, si.”


I loro incontri si fanno sempre più frequenti, e sono lontani dai problemi a scuola, e dai problemi famigliari, di cui Lo fa fatica a parlare con Cosa (il nomignolo che sceglie per la sua nuova amica). Quando iniziano a parlare di padri, subito Lorenzo scatta, e per cinque minuti si trasforma in un’altra persona. Una persona che a Gioia non piace.

Per fortuna che c’è il professore di filosofia, che riesce a rispondere a tutti i suoi quesiti che le girano per la testa, ai quali nemmeno Tonia sa rispondere. E tutto va bene, Cosa e Lo hanno la loro bolla della felicità, una notte d’amore sui tetti, baci rubati in attimi indimenticabili. Ma tutto finisce subito, come se fosse stato un sogno. Lo sparisce nel nulla. E non basta tornare su quel tetto, dove in silenzio si sono dichiarati amore, per far svanire la preoccupazione, la rabbia di Gioia.



Ho sbagliato, scusa. Non dovevo correre così. Non dovevo illuderti. Sto passando un momento pazzesco, te ne sarai un po’ accorta anche tu. Non voglio portarti dentro il mio buio. Ti assicuro che non è un bel posto. Scusa ancora,

Lo


Ma le parole di Lo sono ancora lì, che la tormentano, che non le fanno capire il perché di un gesto del genere. Giovanna, la nuova proprietaria del barA diventa così la nuova amica di Gioia, molto più reale di Tonia, che con la sua vita incasina e le sue vecchie esperienza saprà dare i giusti consigli a Gioia. Ma Lo nasconde un segreto… e Gioia non lo sa, ma è l’unica in grado di salvarlo.



Quello che deve fare, quello che è giusto, è tutto nella storia del borgo fantasma. È stato Lo, una delle prime sere in cui l’ha visto, a dirle già che cosa avrebbe dovuto fare. Che cosa farà.


Un libro intenso, che va letto con un certo livello di attenzione, e che ne merita altrettanta. I temi che vengono trattati si vede che sono basati su studi fatti dall’autore stesso, che da professore qual è, è stato in grado di farci vedere da vicino, attraverso gli occhi di una ragazza emarginata, la realtà delle cose. La legends del lago di Redona. E il mito di Psiche e Amore sarà il filo conduttore della storia d’amore di questi due giovani. L’ambientazione del racconto è insolita: non avevo mai letto libri ambientati nel pordenonese, ed è stata una bella sorpresa, soprattutto perché sono posti non troppo distanti da dove vivo io. La prima cosa che mi ha catturata di questo libro, oltre alla copertina, è stata la biografia dell’autore. Dopo uno sguardo sui social ho scoperto che è professore di lettere nella scuola del comune vicino a quello in cui vivo. Sono rimasta sconvolta: ci sono almeno due lettori e aspiranti scrittori nel giro di dieci chilometri! Scherzi a parte, ma questo mi ha incentivata molto nella lettura. È come una sorta di… patriottismo? Ma forse Gioia avrebbe una parola più adatta per spiegare questa cosa.


Sandy

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